(…segue) Sulla collina c’erano quattro costruzioni in pietra.
Una era la casa dove mio nonno negli anni settanta aveva ristrutturato l’appartamento contadino al primo piano. A piano terra c’erano locali magazzino, alcuni dal soffitto molto basso e come pavimento la roccia sulla quale la casa si fondava. Poi c’era una casa più piccola su due piani, comoda in estate ma non d’inverno, perché non aveva una scala interna. Una vecchia porcilaia abbandonata serviva per riparare la legna e un vecchio trattore Lamborghini di 50 cavalli dall’aspetto quasi umano. Infine l’essiccatoio per le foglie di tabacco (coltivazione che era stata lasciata negli anni ottanta per entrare in un regime biologico) era diroccato e conteneva attrezzature agricole in disuso.
Negli ultimi giorni del 2004 avevamo deciso di insediarci nel vecchio appartamento del nonno, cercando di renderlo più nostro. E per la festa ci avevano raggiunto alcuni cari amici che si erano trovati così ad accompagnarci nella scivolata verso l’ignoto. Perché così era stato, in quelle prime giornate dell’anno, io e Breon avevamo davvero deciso di fermarci in questo posto e provare a realizzare un vago progetto sul quale avevamo fantasticato per diversi anni.
E questo è stato quello da cui siamo partiti, un luogo e un pugno di sogni. C’era l’azienda agricola che era stata di mio nonno, ferma da anni a causa della mancanza di investimento economico e personale, che doveva essere risollevata da un pantano di stasi in cui era sprofondata. E farlo non era facile. Occorreva prima di tutto capire se c’erano le basi per trasformarci in Agriturismo. A noi sembrava la formula più consona perché conteneva uno stile di vita che volevamo abbracciare. E avevamo entrambi due lavori indipendenti e molto flessibili che in teoria potevano essere sviluppati in un contesto rurale.
Nel caso di Breon, essendo lui un addestratore dei cani, la speranza era di attirare persone che volessero lavorare con lui, conoscere il suo “Metodo Americano” di addestramento e nel frattempo fare una vacanza con il proprio cane. Nel mio caso speravo di arrivare ad organizzare eventi legati alla divulgazione scientifica piuttosto che alla scrittura e attirare persone che come me volevano scrivere.
Ma tutte queste erano solo considerazioni teoriche. La pratica era ben altra e ha richiesto una buona dose di spirito di avventura. E una dedizione totale che non ci ha concesso molto tempo per riflettere. Per fortuna ci sono gli anniversari. I momenti come questo, quando ti fermi e ti guardi indietro per accorgerti di quanti passi avanti hai fatto in dieci anni…